Quando è nato Simone io avevo solo due anni e mezzo, per questo è come se ci fosse sempre stato nella mia vita. Non ho il ricordo dell’attesa del suo arrivo o dell’angoscia nel vedere che il suo sviluppo non era simile al mio, semplicemente per me è come se ci fosse sempre stato.
Sarà forse questo il motivo per cui io non ho mai avuto la percezione di un suo cambiamento, ne avuto bisogno di prendere coscienza che Simone fosse un bambino autistico, perché semplicemente lui era così e io comprendevo ed accettavo le sue stereotipie, i suoi silenzi e amavo il nostro modo tutto speciale di comunicare e di crescere insieme.
Tutto questo non è avvenuto per caso, ma è stato il frutto del duro lavoro dei nostri genitori, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra crescita, non ignorando mai la condizione di Simone e mettendosi alla ricerca sin da subito di professionisti in grado di aiutare tanto mio fratello quanto la nostra famiglia. Simone mi ha insegnato a guardare il mondo con altri occhi, o meglio a percepirlo attraverso le piccole cose. Per quanto possa apparire banale è davvero così, ma non è sempre un bene. Come lui assorbo le emotività delle persone che mi circondano, la loro rabbia e la tristezza mi fa stare male in un modo fuori dal comune. Inoltre provo gratificazione nel programmare le cose e vivo male i cambiamenti improvvisi, ma so apprezzare come lui la gentilezza e le attenzioni. Vivo Simone come un dono, nonostante tutte le difficoltà che con la mia famiglia abbiamo affrontato e continueremo ad affrontare sempre